Il datore di lavoro può pagare lo stipendio in contanti? Questi i casi ammessi dalla legge

Il datore di lavoro può pagare lo stipendio del lavoratore in contanti? Ci sono dei casi in cui può, ecco come non incorrere in sanzioni.

Il lavoro in nero è una piaga in Italia e sono tante purtroppo le realtà che non fanno un regolare contratto ai lavoratori. Dall’altra parte ci sono lavoratori che accettano di lavorare in nero perché magari ricevono uno stipendio più alto o perché prendono dei sussidi. O altrimenti perché non conoscono i loro diritti. Ci sono persone, invece, che non hanno un conto corrente e, dunque, non possono ricevere uno stipendio.

Il datore di lavoro può pagare lo stipendio in contanti?
Quando il datore di lavoro può pagare in contanti, casi previsti dalla legge (stedo.it)

Si sa che la legge ammette pagamenti tramite bonifico e assegno (o vaglia postale), ma non ammette il pagamento in contanti. Ma ci sono dei casi in cui il lavoratore non può ricevere lo stipendio in questo modo perché, come detto in precedenza, non ha un conto corrente. E allora in questi casi come si fa?

Il datore di lavoro può pagare in contanti? Ecco i casi

Ci sono dei casi in cui il lavoratore non ha un conto corrente e ha un contratto a termine. Allora ci si chiede se il datore di lavoro possa pagare la cifra in contanti. Come si sa, spesso chi paga i lavoratori in contanti lo fa perché non è presente un contratto. Come detto, il lavoro a nero è una piaga in Italia, perché ci sono imprese che non stipulano contratti per non pagare le tasse e per dare una paga diversa da quella del CCNL. D’altra parte ci sono lavoratori che si prestano a questa forma di lavoro illegale, per diversi motivi.

Il datore di lavoro può pagare in contanti? Ecco i casi
Casi in cui il datore di lavoro può pagare in contanti (stedo.it)

La legge italiana impone sempre la tracciabilità dei pagamenti degli stipendi. Tuttavia, se il lavoratore non ha un conto corrente, il datore può corrispondere il pagamento sul conto altrui o su una carta prepagata (come PostePay). Oppure corrispondere lo stipendio con un pagamento elettronico come e-wallet, o PayPal. Il conto corrente può essere quello di un famigliare o amico, qualsiasi persona diversa dal lavoratore.

Si deve però spiegare all’Agenzia delle Entrate da dove provengono i soldi. Per quanto riguarda la carta di credito prepagata, anche se non è presente IBAN, il datore di lavoro deve conservare le ricevute di versamento anche ai fini della loro esibizione agli organi di vigilanza.

Il pagamento dello stipendio in contanti è permesso solo se questo avviene presso sportello bancario o postale dove il datore di lavoro ha il conto corrente. Solo in questo modo i pagamenti verranno registrati, dando prova del trasferimento del denaro dal datore del dipendente. Questa operazione però ha dei costi. Sono fuori dalla normativa sull’obbligo del pagamento dello stipendio tracciabile i lavoratori domestici e titolari di borse di studio, tirocinanti, rapporti di lavoro occasionali.

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