Il museo di Sant’Agostino ha deciso la restituzione dei “leoni” ai sampierdarenesi. Si potranno ammirare al Palazzo del Municipio.
Quando nel 1560 il principe Vincenzo Imperiale fece costruire la sua villa, volle per lei un parco ben preciso di magnificenza e grandiosità, esteso a terrazze sul vasto terreno in declivio sino a Promontorio, che destasse – come poi infatti ottenne – gli elogi stupefatti ed ammirati di tutti i visitatori.
Nei progetti del nipote Gio Vincenzo poi, il giardino fu ancor migliorato, come un posto incantato, dove
ogni essere vivente si doveva confondere con la natura e permearsi in un tutt’uno fantasioso e simbolico, stimolato nella fantasia dagli alberi dei boschetti ad imitazione di impenetrabili foreste, dalle allegorie dell’acqua delle fontane, vasche e ninfei, dalle statue con i corpi trasformati fantasticamente, dalle grotte che sembrassero aprirsi ai segreti della potenza creativa della natura, dalle siepi imitanti i trucchi dei labirinti.
Al terzo terrazzamento, all’apice delle scale convergenti per arrivarci, furono collocati due leoni accovacciati, diventati poi tradizionale punto di riferimento fotografico dei bambini che venivano posti a cavalcioni, rilevabile dalla lucentezza e levigatezza del marmo. Già l’Amministrazione comunale aveva provveduto a rimuovere le statue e posizionare copie di gesso fortificate da tondini di ferro perché fossero così più resistenti. Nel frattempo, dietro sollecitazione della cittadinanza, il Municipio ha proposto un sicuro ed allettante posizionamento in una struttura protetta.
Con queste rassicurazioni, il museo ha deciso la restituzione dei “leoni” ai sampierdarenesi. Non è certo come se fossero riposizionati nel loro ambiente naturale; ma neanche i giardini sono più quelli corrispondenti alle intenzione del costruttore; quindi ha estrema importanza e priorità, che essi siano stati restituiti alla cittadinanza. Ora i leoni di Villa Imperiale-Scassi si possono ammirare nell’atrio del Palazzo del Municipio di
via San Pier d’Arena 34.