Da giardino a città industriale

Sampierdarena ha subito nel corso dei secoli numerosi cambiamenti sia a livello urbanistico, sia a livello sociale e questi due motivi di trasformazione sono andati di pari passo.

Come abbiamo già accennato, i primi mutamenti avvennero all’inizio del secondo millennio, quando i pescatori e i contadini dell’antico borgo furono costretti a cambiare le loro attività divenendo scaricatori, maestri d’ascia, calafati ed altro per adattarsi alle attività, importate dalla città di Genova, della costruzione delle navi e dello scarico del sale.

Sampierdarena cosa racconta?
La storia di Sampierdarena (Canva) Stedo.it

Nel XVI secolo, invece, Sampierdarena venne modificata a livello urbanistico trasformandosi da povero borgo, costituito perlopiù da piccole costruzioni, in sontuosa stazione di villeggiatura, ricca di ville e palazzi, divenendo uno dei luoghi più ambiti dell’aristocrazia italiana.

Ma la rivoluzione che cambiò definitivamente il volto di Sampierdarena avvenne tra fine del ‘700 e gli inizi del 1800, quando le industrie cominciarono ad occupare spazi, allargandosi sempre più e creando sempre più lavoro. Lentamente, ma inesorabilmente, quello che una volta era il borgo di Sampierdarena divenne uno dei più importanti centri industrializzati dell’intera nazione e, probabilmente, d’Europa, tanto da farla definire la “Manchester d’Italia”.

Le prime attività imprenditoriali

Vanno considerate come antesignane dell’industria sampierdarenese le prime fabbriche di sapone, sorte tra il XVII e il XVIII secolo, anche se questi opifici erano situati su tutta la riviera genovese di ponente. Da Sampierdarena a Voltri esistevano anche numerosissimi laboratori di filati. Molto importante fu l’azienda di Francesco Rolla, sorta intorno al 1830, che disponeva di macchine prestigiose per quell’epoca e dava lavoro a 32 operai.

Le attività di Sampierdarena
Attività imprenditoriali (Canva) Stendo.it

Celebri, in questo settore, furono i fratelli Speich, giunti dalla Svizzera nel 1787, i quali impiantarono a Sampierdarena un’industria che stampava “mezzari” con nuove tecniche di tintoria, che come dicono le cronache di quel tempo erano talmente belli da essere “ricercatissimi da Musei e collezionisti privati”. Sicuramente, la svolta di Sampierdarena verso l’industrializzazione avvenne con la costituzione delle prime aziende che lavoravano il ferro. Le prime a sorgere furono ferriere e fonderie di piccole proporzioni create da modesti imprenditori, che spesso vedevano i loro sogni di grandezza spegnersi contro il muro della realtà.

Il primo grosso complesso industriale nacque dall’iniziativa dei fratelli Balleydier, nel 1832, che crearono all’interno dello stesso stabilimento una fonderia ed un’officina meccanica. Da questa fabbrica, che inizialmente aveva due forni a manica con una macchina a vapore da otto cavalli utilizzato per la ventilazione, uscirono opere pregevoli tra le quali vanno ricordati il ponte di ferro sul Bisagno e quello sospeso di Serravalle. Lo stabilimento dei Balleydier proseguì con la sua opera per ben 75 anni, lasciando un segno indelebile nella storia del lavoro a Sampierdarena.

Intorno al 1840 giunse a Sampierdarena l’ingegnere inglese Taylor, che era stato direttore del cantiere navale di Marsiglia. Valutando attentamente la costituzione geografica della città propose al facoltoso uomo d’affari Fortunato Prandi di costituire un’azienda con officina meccanica e cantiere navale adatto alla costruzione di piroscafi in ferro. Nel 1846, dopo aver ricevuto la concessione da parte dello Stato di costruire la fabbrica nella zona sull’argine sinistro del Polcevera (la Fiumara), nasceva la “Taylor & Prandi”, uno degli stabilimenti di maggior proporzioni e più all’avanguardia di tutta l’Italia.

Purtroppo, le buone iniziative dei due imprenditori non erano all’altezza delle possibilità economiche e nel giro di sette anni la fabbrica fu costretta a chiedere l’intervento dello Stato che, in quegli anni, era incentrato nella figura del Conte Camillo Benso di Cavour. Grazie al suo interessamento, l’azienda venne ceduta ad un prezzo di favore ad un gruppo d’imprenditori: Carlo Bombrini, Direttore della Banca Nazionale, Raffaele Rubattino, armatore di piroscafi a vapore, Giacomo Filippo Penco, finanziere, e Giovanni Ansaldo, un tecnico, che si assunse la responsabilità di unico socio accomandante e gerente della ditta.

Il nome Ansaldo divenne sinonimo di lavoro per i sampierdarenesi e non solo per loro, proprio per questo ne parleremo più ampiamente nel prossimo capitolo. Prima di chiudere questa parte dedicata all’industrie di Sampierdarena, vanno ricordate altre attività che hanno contribuito a creare il mito della “Manchester d’Italia”: zuccherifici, iutifici e fabbriche chimiche, in particolare quelle che si occupavano della produzione della “biacca”.

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